La quadreria dell’Ospedale Civile di Vigevano è molto più di una collezione di ritratti: è il racconto, stratificato nei secoli, di una città che ha saputo intrecciare assistenza, arte e riconoscenza. Il nucleo della raccolta prende forma nel 1768 con la fondazione dell’Ospedale del Santissimo Sacramento, nato dalla fusione di diverse opere pie locali. I ritratti dei benefattori – cittadini illustri, mecenati e donatori – diventarono nel tempo il simbolo visibile della gratitudine pubblica.
Esposti in occasione della festa del Corpus Domini e in altre cerimonie, questi dipinti non solo onoravano la memoria individuale, ma rappresentavano un modello civico, un invito concreto alla solidarietà. Accanto ai ritratti, la quadreria custodisce dipinti sacri e profani, sculture e arredi provenienti da lasciti testamentari, chiese soppresse o donazioni private. Tra le opere più preziose: il Polittico di Giovanni Quirico da Tortona (1503), l’Immacolata dei fratelli De Donati, e la Presentazione della Vergine al Tempio di Camillo Procaccini. Negli anni, la collezione ha vissuto fasi alterne: nel Novecento fu a rischio dispersione, ma la mostra del 1961 ne segnò la riscoperta. Seguirono interventi di catalogazione (1976), restauri e infine la sistemazione in una sede più idonea negli anni ’90. La sala del Consiglio, un tempo cornice della quadreria, lasciò spazio a un nuovo allestimento in ambienti dedicati, protetti e accessibili.
Oggi, la quadreria dell’Ospedale rappresenta un “grande libro illustrato” della società vigevanese, come la definì lo storico Stefano Boldrini: un’eredità viva, che ancora oggi restituisce il volto umano della carità attraverso l’arte.
Un doppio ritratto, una sola eredità: Giovan Battista Garberini
Nella Quadreria dei ritratti dell’Ospedale Civile di Vigevano spiccano ben due effigi di Giovan Battista Garberini, pittore vigevanese che non fu soltanto artista, ma anche mecenate, educatore e benefattore. Garberini fu talmente stimato dalla Commissione ospedaliera che, nel 1860, venne nominato perito per la valutazione delle opere, ma non svolse mai quel compito perché dal 1876 fino alla sua morte nel 1896, fu lui stesso a dipingerne i ritratti dei benefattori, lasciando un’impronta profonda sulla collezione.
Il suo ritratto nella quadreria non è solo un omaggio alla sua figura artistica, ma anche un simbolo della sua generosità: proprio come il suo mecenate Domenico Pisani, Garberini lasciò i suoi beni all’Ospedale, destinandoli a una borsa di studio per l’Accademia di Brera, a favore di giovani talentuosi e in difficoltà economica. Un gesto che chiude il cerchio della sua vita, iniziata proprio tra i banchi di Brera.
Ma chi dipinse il ritratto più riuscito tra i due? Probabilmente un allievo o amico. Il secondo ritratto, un tondo a olio, probabilmente ispirato al primo data la posa identica, è privo della sua freschezza espressiva.
Senza iscrizioni né certezze sull’autore, resta il mistero. Ma ciò che è certo è che questo ritratto – dono, memoria e omaggio – rimane tra le opere più affascinanti della collezione.